Fonte: FrontieraTv
Giulio Di Luzio è una miscela di passione e di rabbia.
La passione per un mestiere che ama, quello del giornalista; la rabbia
verso chi macchia questa professione attraverso un uso dei termini
stereotipato, scorretto e razzista nei confronti dei migranti.
Pericolosi, clandestini, criminali. I giornalisti giocano con queste parole, creano allarmismo, paura. Senza scavare. Senza neanche avvicinarsi alle storie dei migranti che per i motivi più diversi arrivano in Italia.
Ed allora, Di Luzio ha deciso di raccontare l’inganno mediatico sull’immigrazione che ogni giorno ci regalano giornali e televisioni. E lo ha fatto attraverso le pagine di ‘Brutti, Sporchi e Cattivi’,
un libro che riflette sul ruolo che hanno i media nella percezione che
ognuno di noi si fa dell’altro, del migrante. Il libro, edito dalla
Ediesse, è stato presentato a Foggia nell’ambito di ‘Questioni Meridionali’,
la rassegna letteraria nata da un’idea di SpazioBaol e organizzata con
il Comune di Foggia, la libreria Ubik e FrontieraTV. Un’occasione per
riflettere sul perché i media si accaniscano così tanto contro i
migranti.
Per il giornalista e studioso pugliese, però, anche la Carta di Roma
ha fallito il suo obiettivo. Anzi, per Di Luzio il protocollo
deontologico promosso per scrivere correttamente in tema di
immigrazione, non dovrebbe neanche esistere. ’Brutti sporchi e cattivi’,
dunque, è un prezioso strumento di riflessione ed approfondimento sul
ruolo che hanno i media nella percezione dell’altro, in particolare dei
cittadini stranieri che per la ragioni più diverse vivono in Italia e
nelle nostre comunità.
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